Il demone Astaroth
Astaroth, le origini
Astaroth è senza dubbio un demone molto antico, potente e temuto tanto che, secondo la gerarchia infernale, comanda 40 legioni di demoni e possiede 4 assistenti: Aamon, Pruslas, Barbatos e Rashaverak. La demonologia comune gli attribuisce anche il ruolo di braccio destro di Satana e, la tradizione cabalistica, lo mette a capo del quarto gruppo di demoni, i Gamchicolh, spiriti dell’impurità perturbatori di anime.
Le origini e le varie interpretazioni di questo importante demone sono oggetto di differenti interpretazioni, spesso non concordanti.
Nelle varie culture Astaroth (Ashtaroth, Astarot, Asteroth) ha giocato ruoli diversi e le fonti più antiche sono da ricercare addirittura nella cultura sumerica, fenicia, egiziana, assira e babilonese nelle quale era conosciuto come una figura materna e potente. Astaroth deriva infatti da una distorsione linguistica del nome di Astarte, ovvero una dea fenicia (Ashtart o Ištar) venerata dalle popolazioni semitiche, il cui culto si è diffuso in tutta l’area mediterranea grazie ai Fenici. Ad esempio gli Architi, menzionati nella Bibbia (Genesi, X, 17), erano un’antica popolazione cananea famosa per il culto della dea lunare Astarte, cui era sacra un’arca di legno di acacia.
L’evoluzione
Nei secoli successivi Astarte è stata sempre venerata nelle religioni dei popoli mediterranei e mediorientali, assumendo forme e significati leggermente diversificati, fino ad arrivare in epoca ellenistica ad essere accomunata alla dea greca Afrodite come Urania e Cipride (da Cipro). Altri importanti centri di culto furono Sidone, Tiro, Biblo, Malta, Tharros in Sardegna, ed Erice in Sicilia, dove venne identificata con Venere Ericina. Sempre in Sicilia, il nome Mistretta (paese in provincia di Messina), deriva dal fenicio am-ashtart, ossia città di Astarte.
Come già accennato il nome Astaroth sembra derivare dalla dea Astarte che, nella traduzione latina della Bibbia, è divenuto Astharthe al singolare e Astharoth al plurale secondo una traduzione impropria da parte di coloro che ignoravano trattarsi di una dea. L’affermarsi di Astaroth come importante demone è avvenuto in epoca medievale e moderna e possiamo trovarne traccia nell’ opera “De praestigiis daemonum” scritta da Johann Wier nel 1577, e in particolare nell’ appendice “Pseudomonarchia daemonum”.
Astaroth nei grimori
Nella sua opera Wier, in cui elenca una lista di demoni con descrizioni accurate nonché i rituali più appropriati per evocarli, descrive Astaroth come un duca forte e potente che cavalca un drago infernale mentre stringe in mano una vipera. Un angelo caduto molto intelligente che possiede la facoltà di insegnare al mago che lo ha evocato ogni segreto sulle arti e sulle scienze e rivelare i luoghi dei tesori nascosti. Pare inoltre che non disdegni di parlare della creazione e della caduta degli angeli ribelli dei quali conosce tutte le vicende: naturalmente sostiene di essere stato punito ingiustamente da Dio. Può essere evocato soltanto il mercoledì e occorre fare attenzione all’odore fetido che emana.
Gli stessi concetti vengono ripresi ed esplicitati nel ben più celebre (e recente) Dictionnaire Infernal, un libro pubblicato per la prima volta nel 1818 e scritto da Collin de Plancy che ha preso ispirazione da varie opere antecedenti tra cui La Chiave di Salomone. Esistono diverse edizioni del libro ma la più famosa è forse quella del 1863. Ci troviamo di fronte ad un’opera completa sulla demonologia che tratta di molti demoni organizzati in gerarchie infernali e che, sostanzialmente, conferma quanto già descritto da Johann Wier. Astaroth, infatti, viene descritto come un uomo nudo con principali ali di drago e secondarie ali piumate che cavalca un lupo o un cane indossando una corona e stringendo in mano un serpente.
E’ inoltre ricordato come uno dei sette principi dell’inferno che hanno visitato Faust, e appare come un serpente con la coda colorata, due piedi piccoli, un collo di castagno, e spine simili a un riccio che possono crescere fino alla lunghezza di un dito.
Astaroth viene citato anche nella goetia che è sostanzialmente una pratica magica che concerne l’invocazione e l’evocazione di demoni e che contiene le descrizioni dei 72 demoni che si dice furono evocati da Salomone e da lui confinati in un vaso di bronzo sigillato con simboli magici obbligandoli a servirlo.
A tal proposito, secondo un’opinione prettamente personale, è interessante evidenziare una possibile correlazione con la tradizione cabalistica in cui vengono elencati i nomi dei 72 angeli che compongono le gerarchie angeliche.
Nella goetia quindi la descrizione di Astaroth di poco si discosta da quella riportata nelle opere Pseudomonarchia daemonum e Dictionnaire Infernal ma, essendo soprattutto un trattato di evocazioni, in quest’opera viene ripreso e ampliato il concetto dei simboli evocativi. Di seguito il sigillo necessario per evocare Astaroth.
Astaroth nella Bibbia
Secondo altre fonti sembra che in passato gli abitanti di Sidone e i Filistei lo abbiano adorato, difatti può esserne trovato riscontro dalla lettura della Sacra Bibbia e in particolare leggendo il Primo Libro di Samuele, Dé Regi, Capo VII, “Quando Samuele parlò a tutta la casa d’Israele, e disse: Se voi con tutto il cuore vostro tornate al Signore, togliete di mezzo a voi gli dei stranieri, Baal e Astaroth e preparate i vostri cuori al Signore, e servite lui solo, ed egli vi libererà dalle mani dé Filistei. Quindi i figlioli d’Israele tolser via Baal, e Astaroth, e servirono solo al Signore”. Gli Astaroti, intesi come figli di Astaroth o di Astarte a seconda delle traduzioni, compaiono in diversi passi della Bibbia come ad esempio nel Secondo Libro dei Re (2Re 18:4) quando si narrano le azioni compiute da Acaz che regnò sedici anni a Gerusalemme: “Soppresse gli alti luoghi, frantumò le statue, abbatté l’idolo d’Astarte, e fece a pezzi il serpente di rame che Mosè aveva fatto; perché fino a quel tempo i figli d’Israele gli avevano offerto incenso; lo chiamò Neustan”.
Non riporteremo in questa sede le numerose volte in cui, nella Sacra Bibbia, vengono nominati gli Astarti ma è fondamentale porre attenzione alle varie traduzioni, più o meno improprie, che hanno cambiato il significato (volutamente o meno) originario di Astaroth.
Ad esempio il passo prima citato (1Sam 7:4), “Quindi i figlioli d’Israele tolser via Baal, e Astaroth, e servirono solo al Signore”, è stato anche tradotto come: “Tolsero via i Baal e le Ashtaroth”, oppure “Tolsero i Baal e le immagini di Astoret”. Queste interpretazioni risultano più veritiere e corrette in quanto si fa chiaro riferimento alla dea della luna dei cananei che rappresentava la loro principale divinità femminile, spesso associata a Baal, il dio sole, principale divinità maschile.
Non è un segreto inoltre che anche gli Ebrei dei tempi biblici venerassero nei boschi di quercia la dea Asherah inchinandosi alle immagini che la ritraevano e che onorassero la dea Astarte (Giudici II 13; X 6; I Samuele XXXI 10; I Re XI 5,33, II Re XXIII 13).
Inoltre, benché la dea Astarte fosse adorata da tutte le classi sociali verso la fine della monarchia giudaica, in nessun passo della Bibbia si accenna ad un suo collegamento con Elohim e non esiste neppure una tradizione ebraica che assegni a questa dea il ruolo di creatrice.
Falsi dèi
D’altronde molti degli attuali demoni che secondo la demonologia moderna sono a tutti gli effetti degli angeli caduti (ad esempio Lucifero, ex serafino; dal latino lucifer, composto da lux e ferre, ossia portatore di luce), derivano in realtà da antichi dei già adorati da antiche popolazioni e non necessariamente intesi come divinità negative e malevoli, relegati al ruolo di abitatori degli inferi dalle religioni più moderne in quanto considerati idoli pagani e falsi dei.
Fonti
Astarté. Dossier documentaire et perspectives historiques, C. Bonnet, (Contributi alla Storia della Religione fenicio-punica-II) (Collezione di Studi fenici, 37), Roma 1996
Bibbia Sacra, tradotto in lingua italiana da Monsignor Antonio Martini. Prima Edizione, Londra 1828
Dictionnaire Infernal, J.A.S. Collin de Plancy,
I Miti Ebraici, Robert Graves e Raphael Patai, Tea Edizioni, 1988
La Dea Bianca, Robert Graves, Editore: Adelphi Edizioni, Febbario 2009http://it.wikipedia.org/
Twilit Grotto Esoteric Archives, edizione digitale da Joseph H. Peterson, Copyright © 1999.