Uroborus

Introduzione

L’Uroboro detto anche: Oroborus, Uroboros o Uroborus è un simbolo molto antico che rappresenta un serpente che si morde la coda, ricreandosi continuamente e formando così un cerchio. È un simbolo associato all’alchimia gnosticismo e all’ermetismo.

Significato simbolico dell’Uroborus

Rappresenta la natura ciclica delle cose, la teoria dell’eterno ritorno, e tutto quello che è rappresentabile attraverso un ciclo che ricomincia dall’inizio dopo aver raggiunto la propria fine. Può essere associato anche al simbolo dello Yin e Yang, che illustra la natura dualistica di tutte le cose e soprattutto gli opposti che si completano a vicenda. D’altronde il serpente è uno dei più vecchi e più diffusi simboli mitologici e le sue caratteristiche hanno, molto spesso, spinto l’uomo alla sua associazione a temi sovrannaturali e ultraterreni. Ad esempio il suo veleno è associato, come le piante e i funghi, al potere di guarire, avvelenare, o donare una coscienza espansa (addirittura l’elisir di lunga vita o d’immortalità): il cambiar pelle lo rende inoltre un simbolo di rinnovamento e rinascita che può condurre all’immortalità.

Richiamo al simbolismo del serpente

Il serpente è stato un simbolo fondamentale presso le popolazioni precolombiane, mediorientali, presso gli egizi, i celti, etc. ma forse è meno noto ai più il fatto che fosse un animale sacro anche presso le popolazioni del Nord e Centro America: in questo caso raffigurava e simboleggiava la rinascita. Il serpente perde la propria pelle quando è giunto il momento propizio ed è passionale fino alla morte. È anche mutevole in base alla situazione, talvolta tranquillo per ipnotizzare l’avversario, altre volte rapido e letale con il suo morso velenoso. Passionalità e voglia di uccidere quindi.

Simbolo dell’iniziazione alla magia

Presso il pueblo il serpente richiama il lampo e il tuono che conducono alla pioggia per ottenere buoni raccolti. Il serpente è rappresentato in moltissime culture e nelle più disparate situazioni, ad esempio il serpente che avvolge con le sue spire un bastone o un albero indica il potere (bastone) che si afferma attraverso l’evoluzione (serpente) fino a permeare l’intero pianeta. In assoluto però il serpente che si morde la coda è simbolo gnostico dell’iniziazione e del potere dei maghi e degli occultisti; raffigurato attorno alla stella di Salomone, indica l’alta iniziazione occultistica.

Adorato da sette gnostiche

Come già accennato in passato alcune sette gnostiche, adoravano il serpente del paradiso che aveva destato nel cuore dell’uomo la bramosia della conoscenza. Questo serpente divenne un emblema alchimistico riprodotto nel libro di Cleopatra sulla fabbricazione dell’oro. Il corpo del serpente, metà chiaro e metà scuro, manifestava all’adepto che nel mondo materiale il bene e il male, la perfezione e l’imperfezione si congiungono insieme nella materia. Secondo gli alchimisti la materia è “uno e tutto”.

L’Uroborus degli alchimisti

Il terribile serpente del paradiso fu mutato dagli alchimisti nel benefico Uroborus e questo, a sua volta, si trasformò nel dragone dagli alchimisti. Una bella incisione contenuta nel libro di Lambsprinck “La Pietra Filosofale”, mostra il dragone che vive nella foresta e che si morde la coda.

Dragone alchemico (Lambsprinck)

Lambsprinck aggiunge una spiegazione a quest’immagine: “Il mercurio è precipitato, dissolto nella sua stessa acqua, e quindi di nuovo coagulato”. Questi concetti sono ripresi anche nell’immagine del demone esoterico Baphomet.

L’allegoria alchemico di Lambsprinck

L’allegoria di Lambsprinck riferita al cambiamento di colore del mercurio trattato chimicamente, è spiegata da lui stessa con una sola parola, ovvero “putrefazione”. Nel lavoro degli alchimisti la prima e importantissima fase è il disfacimento e il dragone, cioè il mercurio, deve essere ucciso; il perfetto oro del filosofo non può essere prodotto senza prima distruggere, anche in senso non materiale. L’adepto alchimista era convinto che l’uomo dovesse soffrire lo stesso esperimento, sopprimendo e distruggendo le proprie passioni terrene e corporee, prima di acquisire lo stato di grazia e l’illuminazione. Questi concetti possono essere ricondotti al misticismo cattolico secondo cui il corpo dell’uomo è impuro e la carne d’Adamo corrotta per sempre, ma la carne del Salvatore è in ognuno. Dalla carne putrida di Adamo può germogliare il seme della vita eterna, ed è necessario sprofondare nelle tenebre prima di ascendere alla vita eterna.